Caro Papa Francesco, siamo felici che ti abbiano eletto. Li hai spiazzati tutti, quelli che vedono complotti dappertutto, quelli che tengono una copia di “Sua Santità” sul comodino sempre a portata di mano, quelli che credono in Dio ma la Chiesa no, per carità, non serve a nulla.
Hai spiazzato un po’ anche noi, a dire il vero. Eravamo abituati a sentire le peggiori cose sul Papa e sulla Curia, invece con te va tutto bene. “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno, e mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”, sta scritto, ma in questi primi giorni sono arrivati solo complimenti.
Sei arrivato tu, e tutti ti amano. Hai fatto il pieno di consensi. Come si dice, hai sfondato. Ti hanno presentato come il Papa dei poveri, il Papa del cambiamento “venuto dalla fine del mondo” e tante altre cose, tutte vere peraltro. E poi prendevi la metro quand’eri in Argentina, ti piace il tango e avevi la fidanzatina, a 12 anni. (Sono andati ad intervistarla, e c’è da dire che rispetto a lei tu i tuoi 76 anni li porti alla grande, segno che lo Spirito Santo agisce eccome).
Al Manifesto quando venne eletto Ratzinger fecero una prima pagina intitolata “Il Pastore tedesco”, non proprio un complimento. Con te invece no, e anche a Repubblica e l’Unità sono stati piuttosto soft. Forse si erano illusi che tu fossi un liberal di sinistra per il solo fatto che ti chiami Francesco e che non hai l’accento tedesco.
Quando hai detto “Buonasera” li hai conquistati. Hai fatto addirittura recitare un Pater-Ave-Gloria a qualche milione di persone in prime time, un’impresa.
Abituati a tutt’altro trattamento – dicevamo – siamo rimasti un po’ disorientati anche noi da tutti questi consensi. E gli insulti, quando vengono?, ci chiedevamo.
Eppure non hai posizioni diverse da quelle del tuo predecessore. Nessuna apertura ai matrimoni e alle adozioni gay, tanto per dire. Anzi, le hai definite frutto dell’invidia del Demonio.
Nella tua prima omelia hai detto che se non professiamo Gesù Cristo “diventeremo una Ong pietosa, ma non la Chiesa”, e poi hai ribadito che “quando non si confessa Gesù Cristo si confessa la mondanità del diavolo”. Ma niente, nessun editoriale di maître à penser che si straccia le vesti. Allora abbiamo concluso che è solo questione di tempo, che quando si accorgeranno che non sei un pauperista pappamolle ma un pastore gagliardo arriveranno le bordate. Nel nostro piccolo, parteciperemo alla battaglia. Caro Papa Francesco, camminiamo con te.
ARTICOLO DA \”LA VOCE DEI GIOVANI – MARZO 2013\”