Si sente dire spesso che vi sarebbe contrasto tra scienza e fede cristiana. Eppure è chiaro che le cose non stanno così: la scienza moderna nacque in Europa, e, soprattutto, in Italia, cioè proprio laddove si era affermata la cultura cristiana e dove più forte era l’influenza ecclesiastica.
Dove nasce l’anatomia moderna? Prima a Bologna, nello Stato Pontificio, con il devoto cattolico Mondino de Liuzzi; poi a Padova, grazie all’opera di vari anatomisti italiani e al contributo del fiammingo Vesalius. Mentre in Italia si dissezionano i cadaveri, in gran parte del mondo, e persino d’Europa, questo non avviene. È la Chiesa a farsi garante della possibilità di indagare il corpo umano, e nello stesso tempo a vietare gli eccessi.
I primi studiosi di ottica? I francescani medievali dell’università di Oxford.
Il padre del magnetismo? Recenti indagini dimostrano che gli studi del gesuita Leonardo Garzoni, il suo Trattati della calamita, anticipa l’opera del della Porta e di Gilbert.
E la moderna astronomia? L’età nuova inizia con Niccolò Copernico, un ecclesiastico che studia diritto canonico ed astronomia, a Bologna e a Ferrara (ancora una volta nello stato pontificio), e che lavora a più riprese presso la cancelleria papale e la cattedrale della sua città. Dopo Copernico? Il cattolico Galilei, sulla cui fede nessuno storico ha mai dubitato, ed una serie infinita di sacerdoti, da Giuseppe Piazzi, scopritore del primo asteroide, a padre Angelo Secchi, padre della spettroscopia e uno dei fondatori dell’astrofisica, sino, per farla breve, a Georges Edouard Lemaître, il gesuita belga che per primo propose l’espansione delle galassie e la teoria del Big bang! Se dall’astronomia passiamo alla geologia, il padre universalmente riconosciuto di questa scienza è Niccolò Stenone, un danese protestante, che lavora in Italia nel XVII secolo, e che una volta contribuito a scoperte eccezionali nei campi più svariati, diviene sacerdote cattolico, vescovo e beato. Al nome di Stenone, si affianca di solito quello di Renè Just Haüy (1743-1822), amico di Lavoisier, che proseguendo sulla strada dell’illustre danese, fonda la Cristallografia e la Mineralogia moderne.
Quanto alla biologia, è universalmente riconosciuto a padre Lazzaro Spallanzani, sacerdote nativo di Scandiano (1729-1799), il titolo di “principe dei biologi”, di “Galilei della biologia”, per aver dato, per primo, contributi nei campi più svariati di questa disciplina (e di altre: è considerato anche uno dei padri della vulcanologia).
Il padre della aeronautica? Il gesuita bresciano Francesco Lana de Terzi (1731-1687), il primo a proporre l’applicazione della legge di Archimede anche per il volo nel cielo.
[inset side=\”right\” title=\”Scienziati, dunque credenti di Francesco Agnoli\”]Edizioni Cantagalli
Pag. 185 – Prezzo 14 € [/inset]Il fondatore della genetica? Il monaco agostiniano cecoslovacco, Gregor Mendel (1822-1884).
Quanto alla meteorologia e alla sismologia, l’elenco dei contributi da parte non solo di credenti, ma addirittura di ecclesiastici diventa infinito: padre Benedetto Castelli, allievo e amico intimo di Galilei, riconosciuto come il padre dell’idraulica moderna, è per esempio l’inventore del pluviometro, mentre ad altri ecclesiastici sono attribuiti il primo igrometro ed il primo anemometro; padre Andrea Bina, monaco benedettino, è, nel 1751, l’inventore del primo sismografo a pendolo; padre Timoteo Bertelli, barnabita, è il padre della microsismologia; don Giuseppe Mercalli è il padre della scala sismica che da lui prende il nome.
Se ci spostiamo nel campo dell’elettricità, troviamo i contributi pionieristici di gesuiti come Niccolò Cabeo, e la figura di padre Giovan Battista Beccarla, riconosciuto padre dell’elettricismo italiano. Dopo di loro, Alessandro Volta, formatosi alla scuola dei gesuiti, e sincero credente, per tutta la vita; Luigi Galvani, terziario francescano; Faraday, membro di una chiesa cristiana protestante; il sacerdote Giuseppe Zamboni, inventore della pila a secco; il francese André-Marie Ampère, amico e collaboratore del beato Federico Ozanam.
Pur dimenticando infiniti altri contributi di personalità della Chiesa – e tralasciando di parlare della devota fede cristiana di laici come Newton, Pasteur, lord Kelvin, ecc. -, ricordo soltanto alcune scoperte recenti: l’abbé Chappe, sacerdote francese, è l’inventore del primo telegrafo; padre Barsanti, barnabita italiano, è l’inventore del motore a scoppio; il sacerdote senese Giovanni Caselli, è il padre del pantelegrafo (antenato del fax), mentre il gesuita Roberto Busa è considerato un pioniere dell’informatica linguistica.
Scienziati credenti, oggi? Il più importante matematico italiano vivente, Enrico Bombieri (medaglia Fields nel 1974); l’ultimo premio Nobel per la fisica italiano, Carlo Rubbia e grandi fisici come Amaldi e Zichichi; uno dei più celebri astrofisica italiani, Marco Bersanelli; il genetista che ha diretto il “Progetto genoma umano”, Francis Collins.
Come diceva Pasteur, uomo di profonda fede, poca scienza allontana da Dio, mentre molta scienza vi conduce.