“Ti racconto una storia perché sento che c’è oggi tanto bisogno di parole vere”, ha cantato il coro del Comune dei Giovani nell’incipit del recital “C’è un grosso affare in vista”. La storia portata in scena è quella di un umile parroco che ha dedicato tutto se stesso ai giovani: don Didimo Mantiero.
E peccato se forse non è stato tutto perfetto, ma fatto sta che questa rappresentazione ha lasciato il segno. E chiunque, chi più, chi meno, è stato scosso da qualcosa di vero, reale e tangibile, da un’esperienza che ha cambiato la vita di tanti o che solo è servita per far pensare a come viverla appieno.
Una grande sfida, quando due anni fa si è cominciato a riflettere su come poter ringraziare don Didimo, su come far capire a tutti la grandezza e l’unicità delle sue opere.
E perché non farlo in un recital, hanno pensato gli organizzatori, che coinvolgesse ragazzi, giovani e adulti nel prepararlo, tipico dell’intergenerazionalità tanto cara al sacerdote?
Così di buona lena c’è chi si è messo a scrivere la sceneggiatura, chi a pensare alle scenografie, chi è stato ingaggiato per scrivere musica e testi, chi ha composto i video, chi ha pensato ai balletti da realizzare e chi ha dato una spinta perché tutto procedesse al meglio. Ne è venuta fuori una storia tra presente e passato, tra ricordi ed emozioni. Seguendo il percorso di Marco e Lucia, i due protagonisti, ogni spettatore ha avuto l’occasione di fare un percorso, dallo scetticismo iniziale sulla realtà conosciuta per poi finire con l’esclamare “Voglio far di me un Uno”.
Nel mezzo, gli episodi veri della vita di don Didimo: la mamma sempre attenta a far capire ai suoi bambini l’importanza di fare del bene agli altri, l’incontro con la vecchina morente che gli confida la missione che Dio gli ha affidato tra la gioventù, i sogni, l’attenzione per la formazione dei ragazzi, l’amicizia profonda con Gesù Cristo. E poi la conoscenza del Consiglio direttivo e delle attività dell’attuale Comune dei Giovani, che seppure vecchio di cinquant’anni riesce ad essere ancora attuale.
L’importanza di questo recital non ha riguardato solo i molti che hanno avuto il desiderio di vederlo, ma anche chi passo passo l’ha costruito, senza grandi pretese. È fatto di tanti volti, di tante storie, di tante persone, lì perché desiderose di trasmettere la bellezza di un incontro: quello personale con don Didimo, quello con il Comune dei Giovani e infine con Dio che, come dice il titolo, è sempre in attesa che l’uomo bussi alla sua casa per metterLo in mezzo ai suoi affari. Per il resto si può solo rendere grazie.