L’importanza della motivazione e delle figure educative di riferimento, in primis famiglia e allenatori. Parla Riccardo Tinozzi, psicologo dello sport.
LA MOTIVAZIONE NELLO SPORT
Sportivamente uomo
Lo sport è palestra di vita, in cui ciascuno sperimenta gioie, dolori, sacrifici e soddisfazioni. L’importanza della motivazione e delle figure educative di riferimento, in primis famiglia e allenatori. Parla Riccardo Tinozzi, psicologo dello sport
Giovedì 6 giugno presso il Prato Santa Caterina si e svolto il primo dei tre aperitivi culturali organizzati all’interno del programma della Giovaninfesta 2013. Ospite Riccardo Tinozzi, psicologo esperto in psicologia dello sport oltre che psicologo alla Scuola Calcio Chieri e psicologo del settore giovanile della Juventus. L’incontro è iniziato subito con la domanda “La vita è uno sport o lo sport aiuta a vivere meglio?”. La risposta potrebbe sembrare scontata, ma la verità è che il mondo dello sport sta diventando sempre più un vero e proprio business e spesso si tende a dimenticare l’importante messaggio e la potenza di questo mezzo educativo. “Lo sport è fondamentale nel percorso di crescita del bambino – ha detto Tinozzi –, come occasione per comprendere l’importanza delle regole e di chi le fa applicare associata all’importanza della cura di sé e del superamento dei propri limiti”. Questo è possibile grazie all’impegno e alla fatica, al rispetto e alla collaborazione con i propri compagni e grazie pure alle critiche che, anche se difficili da accettare, possono far crescere.
Ovviamente, per raggiungere dei risultati, a prescindere dal livello tecnico, è necessario che alla base di tutto ci sia la motivazione. Esistono due tipi di motivazione, come ha spiegato Tinozzi: quella intrinseca e quella estrinseca. La prima è un qualcosa che nasce da dentro, ha una vita propria e non ha dunque bisogno di essere sostenuta. La seconda invece “ha le gambe corte” perché non nasce da dentro ma è spinta da un fattore esterno. È chiaro che se utilizziamo quella estrinseca, in qualsiasi ambito, non solo in quello sportivo, non andremo da nessuna parte.
Certo è che per riuscire a far fruttare la motivazione e i talenti dei giovani c’è bisogno di figure di riferimento che li accompagnino e li guidino, tenendo presente che accompagnare è ben diverso da obbligare. Tra questi riferimenti, prima di tutto viene la famiglia che deve riuscire ad accompagnare il proprio figlio e ad interessarsi a lui senza essere troppo invadente. Poi c’è l’importantissima figura dell’allenatore che diventa vera guida ma anche amico e sostegno dei suoi atleti e che rimane sempre e comunque un educatore, in qualsiasi società e a qualsiasi livello.
Tutto questo va inserito nell’ottica del lavoro e del sacrificio con la consapevolezza che tutti hanno dei limiti e che le frustrazioni vanno sperimentate, altrimenti “a forza di tutelare non si potranno neanche sperimentare quei limiti che risulteranno positivi per la crescita e la formazione di un uomo”. È questo il punto focale di questo incontro: lo sport non solo come semplice attività che fa bene a mente e corpo, ma come opportunità per avere consapevolezza delle proprie capacità, come punto di partenza per migliorarsi. Ciò che si sperimenta nello sport viene poi riportato nella vita di tutti i giorni. L’allenatore, dunque, non plasma solo degli atleti, ma dei veri e propri uomini.

Michela Meneghetti