Capita che sono al bar. Esco un attimo e mi rivolgo al banchetto dove sono sparsi alla rinfusa tutti i volantini pubblicitari. Capita che butto l\’occhio per trovarne uno degno di nota, almeno uno che non sia l\’annuncio di apertura del nuovo centro estetico in paese o che non titoli \”brusemo a vecia in piassa\”. Capita che ne prendo in mano uno.
Capita che sono al bar. Esco un attimo e mi rivolgo al banchetto dove sono sparsi alla rinfusa tutti i volantini pubblicitari. Capita che butto l\’occhio per trovarne uno degno di nota, almeno uno che non sia l\’annuncio di apertura del nuovo centro estetico in paese o che non titoli \”brusemo a vecia in piassa\”. Capita che ne prendo in mano uno. Grafica accattivante, flyer fatto bene, mi ispira fiducia. Questo mi propone una serata, il 14 gennaio, la\’altra sera, un corso sull\’Islam, più precisamente \”i volti dell\’Islam\”. Non ho niente da fare, penso. È il mio compleanno ma soldi per offrire da bere a qualcuno non ci sono, faccio fatica a pagarmi la ricarica, quindi perché no? (a dir la verità il motivo che mi ha spinto ad andare non era solamente il mio stato di perenne indigenza, sennò sarei potuto ritornare al bar e chiedere un bicchiere d\’acqua con tanto di sorrisino e faccia tosta allegata. Avrei speso lo stesso, anzi meno, contando che ci sarei andato a piedi. Ma per non appesantire il tutto facciamo finta che sia andata così).
Entro al centro \”Don Ernesto Bordignon\” a Castelfranco, luogo dell\’incontro, e già all\’ingresso ho un brutto presentimento che troverà conferma qualche minuto dopo: mi accomodo in quinta fila, do\’ un\’occhiata in giro e vedo solo over 50. Sono in anticipo. La situazione però non sembra cambiare quando, dieci minuti dopo, inizia il tutto e prende la parola il responsabile della Caritas cittadina, l\’organizzatore dell\’incontro. Inizia con i soliti convenevoli ma passa subito a presentare l\’ospite nonché relatore della serata, il prof. Enzo Pace, ordinario di Sociologia nella facoltà di Scienze Politiche a Padova. Nel frattempo orde di parrucchini ed esponenti del partito radicale della calvizie continuano a prendere posto davanti e dietro di me.
Intanto il professore ha già iniziato il suo intervento, supportato da una serie di diapositive, con le quali descrive semplificando abbastanza le fasi iniziali della nascita della comunità islamica. Racconta di come Maometto, Muhammad, come lo chiamerà per tutta la serata, inizia la sua opera profetica da Medina, piccolo nucleo abitativo situato 250 km sopra Mecca, e di come prende vita allo stesso modo il suo incarico politico da governatore illuminato da Dio delle due fazioni della città, quelle che poi diventeranno le formazioni sciite e sunnite. L\’intervento continua con una raffica di nozioni, necessarie per iniziare l\’ascoltatore al tema, certo, ma difficili da assimilare, specie per uno che come me il mondo musulmano l\’ha percepito sempre e solo a stereotipi (percepire, inteso come ricevere, non altra accezione). Il professore, capendo il target dell\’interlocutore, volge progressivamente il suo discorso verso alcuni luoghi comuni, sfatandoli. Dapprima ribadisce l\’estrema eterogeneità dell\’islam, le sue innumerevoli sfaccettature, che al nostro mondo nord occidentale forse arrivano con fatica; d\’altronde la natura stessa della conoscenza, che presuppone semplificazione come meccanismo principale -semplificare tutto per capire, normalissimo di per se, badate bene – rischia a volte, se portato all\’estremo, di presentarci il mondo a blocchi uniformi, e darci un\’altra idea di realtà. Poi continua con il dimostrare la comunanza di radici tra le principali religioni monoteiste, islam, cristianesimo ed ebraismo, affermando, in soldoni, che nascono tutte dallo stesso punto. Ma mentre accade tutto questo non riesco a frenare l\’istinto di girarmi per controllare eventuali cambiamenti nella composizione della massa di ascoltatori, quasi illudendomi che la percentuale di senilità in sala si abbassasse con il passare del tempo. Nel frattempo si apre il dibattito con le prime domande su temi come la primavera araba e la differenza di genere. Tempo un altro quarto d\’ora e l\’incontro finisce. Resoconto? Positivo, sicuramente, ma non è stata la serata in sé, l\’intervento del professore o le domande ad occupare la mia testa per le due ore successive. È stata una riflessione un po\’ più grande e generale se vogliamo. Qualcosa che riguarda la riuscita o la non riuscita di un evento. Fossi stato io l\’organizzatore l\’entusiasmo sarebbe grande, ma un piccolo senso di sconfitta l\’avrei provato. Si poteva osare di più.
Sulla pubblicizzazione, forse? Non credo, come ne sono venuto a conoscenza io l\’avranno fatto molti altri. Spero non siano andati solamente all\’INPS e in chiesa a volantinare. Anche se con il senno di poi mi viene qualche dubbio. La data? Il tema? Certo, non si può discutere sui gusti della gente ma se una proposta del genere, che di sicuro non è così conosciuta (o almeno credo), non riesce ad attirare attenzione, qualche domanda in più da farsi c\’è eccome.
Questo l\’orario dei prossimi incontri:
LE RELAZIONI TRA CRISTIANI E MUSULMANI DAL CONCILIO A OGGI
Lunedì 21 Gennaio 2013
LE RIVOLUZIONI ARABE
Mercoledì 27 Febbraio 2013
UNA NUOVA GENERAZIONE DI ITALIANE
Mercoledì 6 Marzo 2013
Di Baggio Elia