Il Comune dei Giovani a breve lancerà la Gara del Presepe più bello, insieme a quello dell\’albero più rappresentativo.
Qui vi portiamo un brano sul Presepe fatto da un professore di religione.
\”Tradizionalmente, si ritiene che sia stato San Francesco d’Assisi ad “inventare” il Presepe come noi oggi lo conosciamo. A ben guardare, però, Francesco non intendeva solamente e semplicemente riprodurre e ricreare l’evento della Natività, facendone una messa in scena di tipo teatrale o una sorta di plastico.
Nel “primo presepe” non c’era Maria, non c’era Giuseppe, non c’erano pastori e Magi, non c’era neppure Gesù Bambino. C’erano solo un bue ed un asino vivi e una mangiatoia su cui, secondo le fonti, Francesco fece celebrare l’Eucaristia. Questo il racconto di Tommaso da Celano:
Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l\’asinello. […] Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l\’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima. Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme
(Vita prima, XXX 85-86).
Per quanto possa apparirci strano, il primo Presepe fu un’Eucaristia celebrata sopra una mangiatoia. Ma è strano solo se si dimentica che Betlemme in ebraico è Beit Lehem ovvero la “Casa del Pane”, e che, nel Vangelo di Giovanni, Gesù dichiara: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo\” (Gv 6, 51)”. Francesco, quindi, aveva ben presente che nella fragile carne del neonato figlio di Dio bisognava già vedere tutta la potenza degli eventi della Pasqua, di cui l’Eucaristia è il sacramento.
Il Natale celebra il mistero di Dio che diventa uomo, che si fa carne, ma non va dimenticato che quella carne è stata offerta una volta per tutte per la vita del mondo, e che questa offerta viene perpetuata nei segni sacramentali del Pane e del Vino Eucaristici. Come nell’iconografia bizantina, anche a Greccio il mistero dell’Incarnazione è considerato inseparabilmente da quello della Morte, Sepoltura e Risurrezione di Cristo.
Nel Natale di Greccio, insomma, splende già –interamente– la luce della Pasqua.\”