In primis il redattore è chiamato ad essere comunicatore coraggioso e testimone di verità e cioè è chiamato, come ogni buon cittadino di questo mondo, ad interpretare le odierne istanze culturali con giudizio critico, senza farsi abbindolare come un allocco da quelle notizie sempre meno imparziali e oggettive che i mass media e la cultura dominante impongono. Non si tratta di uno strumento di indottrinamento, ma di un luogo di dialogo onesto e costruttivo in cui ogni partecipante può sentirsi libero di dare un proprio giudizio (critico, mai precostituito).
In secondo luogo, va detto che il giornale in sé parte dalla necessità visceralmente umana di comunicare agli altri qualcosa di bello che si è visto, incontrato o sperimentato. Si tratta di quell’ esigenza di comunicare agli amici e al mondo tutto la Verità in sé, per quanto possibile al limite dell’uomo. Il giornale educa a incanalare con accortezza quel desiderio di gridare al mondo, proprio dell’ardente passione dei giovani, dando soddisfazione agli stessi che si sentono appagati dall’aver preso parte a qualcosa di grande, cioè l’esperienza cristiana.
Terzo, la redazione è luogo di vera amicizia. Chi ne fa parte, non può far altro che mettersi davvero in gioco. Non è possibile giocarsi il tutto e per tutto nella ricerca della Verità senza esporsi. Allora in un contesto come questo ognuno sviluppa un senso di fraterna affezione al percorso, al Destino dell’altro, dell’amico che con lui collabora.