Per don Didimo l\’educatore è una figura fondamentale. Egli deve essere un punto di riferimento.
È con l\’idea del Comune dei Giovani che trova strada l\’educatore laico. Dagli scritti di don Didimo è possibile estrapolare alcune caratteristiche dell\’educatore
Per don Didimo l\’educatore è una figura fondamentale. Egli deve essere un punto di riferimento.
È con l\’idea del Comune dei Giovani che trova strada l\’educatore laico. Dagli scritti di don Didimo è possibile estrapolare alcune caratteristiche dell\’educatore:
L\’amore per i giovani
L\’educatore ama i giovani, ancor prima di incontrarli. La missione dell\’educatore parte da una vocazione, da una predilezione particolare: egli ha incontrato qualcosa di bello, di prezioso, coinvolgente, appagante, appassionante, che lo fa stare bene, che dà senso e significato alla sua vita, che lo realizza, che lo rende \”perfetto\”, del quale non può tacere. L\’educatore non vuole cambiare la persona, ma renderla migliore. Don Didimo fa sentire la fiducia che ha nelle possibilità di cambiamento del giovane. È la legge dell\’amore: il dono di sé, l\’accettazione dell\’altro, il rispetto della sua libertà.
La dedizione ai giovani
L\’educatore dona il suo tempo, la sua esperienza, la sua conoscenza, gratuitamente. Egli sa di piantare un seme, ma forse non gli è dato di vederne i frutti.
C\’è un rischio: quello di accentrare l\’attenzione sulla propria persona, magari perché si è simpatici, accattivanti, alla moda. Invece l\’educatore deve essere consapevole di essere un riferimento che rimanda a Qualcun altro. Egli indica una strada ai giovani e ne percorre un tratto con loro, ma ad un certo punto deve lasciarli andare e farsi da parte, per permettere loro di iniziare a scegliere autonomamente ciò che vogliono essere.
Il cuore dell\’uomo è sempre lo stesso: i desideri profondi, le aspettative, le speranze sono quelli di sempre. Serve, e forse è questo il più difficile, trovare la chiave di accesso per entrare.
L\’educatore si prende cura della persona, integralmente. Non ha delle ricette preconfezionate, ma è testimone di qualcosa di bello, di giusto, di vero.
La pazienza
L\’educatore sa attendere. Il buon esito della sua azione non si misura sulla quantità.
Ci si può scoraggiare. Don Didimo è consapevole che certi giovani non amano sentire parlare delle \”cose di Dio\”. Prima bisogna accattivarseli, e se le attese non vengono soddisfatte, basta perlomeno essere una presenza.
La preghiera
L\’educatore deve pregare molto. Prima di tutto deve pregare per sé, per affidare il suo compito continuamente al Signore, sapendo che la sua opera non è solo merito delle sue doti e delle sue capacità. L\’educatore, o meglio, il cristiano, non è che uno strumento nella mani di Dio che si lascia invadere dalla Grazia.
In secondo luogo l\’educatore prega per conquistare i giovani a Dio.
La formazione
L\’educatore deve curare la propria formazione. Don Didimo intratteneva giovani e adulti con lezioni e conferenze nelle quali li introduceva un po\’ alla volta alla Verità. Le omelie domenicali erano vere e proprie lezioni di catechismo, di approfondimento della Parola di Dio, delle verità di fede.
In don Didimo il binomio ragione/fede è inscindibile: la formazione dell\’educatore è introduzione a tutta la realtà interrogata dalla ragione e illuminata dalla luce della Rivelazione.