Questa riflessione sul Desiderio, nasce da dialoghi fatti ai Momenti Formativi, organizzati dal Comune dei Giovani.
Il tema sul Desiderio era incentrato su Dante Alighieri, sulla Divina Commedia e sull\’interpretazione del prof. Franco Nembrini.
Il desiderio è la cosa principale che ci compone. Più dell\’acqua, del sangue, della carne, delle ossa. E il modo più frequente con cui cerchiamo di soddisfarlo, è con la praticità.
Siamo costantemente in fase di elaborazione, sempre a far qualcosa, studiare, lavorare, rilassarci… Come delle trottole, giriamo costantemente.
Perfino il nostro tempo libero è gestito come fosse tempo occupato.
Siamo continuamente alla ricerca di soddisfare il nostro desiderio. Quel desiderio con la D maiuscola. Cresciamo sempre con un senso di inquietudine, di insoddisfazione, di incompletezza. Questo percepirci, ci fa cercare. Infinitamente e in eterno.
Non c\’è nessuna persona al mondo, che non sia in cerca, che non si definisca mancante in qualcosa di indefinito o forse indefinibile. E come si fa a reggere a questa insostenibile grandezza, questo pesantissimo e leggerissimo fardello? Molti non la reggono. Se ne dimenticano.
Vivono una vita costruita da distrazioni che chiamano passioni, che chiamano esperienze, avventure. Inseguono qualcosa convinti del fatto che le cose le vedi, non le scopri. Che non sia necessario scavarci dentro. E se anche c\’è da scavarci, prima o poi dovrai fermare il tuo andare in profondità… E\’ contro il senso comune stare fermi troppo tempo su una cosa sola!
Queste sono frasi che si sentono continuamente. Cerchiamo una scossa, quasi fossimo noi a trovarla e non lei che trova noi.
Lei è ferma dentro di noi.
E di fronte a noi.
Possiamo anche girare tutto il mondo, ma non la troveremo, perché ci dorme dentro. Anzi. Forse proprio il continuo cercare \”di fuori\” a noi, alla lunga ci fa spegnere il vero desiderio che ospitiamo. Cercando corrispondenza esterna, non la troviamo e perdiamo anche la voglia di cercarla. E allora diventa importante qualcosa altro. Conoscere nuove persone, nuove culture, nuove cose…Si finisce col sentire il desiderio, che ci fa prurito, che ci sfiora appena. Non scotta, non ci strugge. Rispetta i nostri spazi e le nostre scelte.
Uno mette il proprio desiderio nell\’armadio e ogni tanto lo va guardare. Mica sempre, che sennò impazzisce, sennò diventa un ricercatore inquieto e ricco di vita. Uno spirito pieno.
La nostra convinzione è che il desiderio che sentiamo sia nostro, che abbiamo in qualche modo il diritto di tirarlo fuori quando vogliamo.
Un peccato che le cose non stiano proprio così…in questo modo spegniamo il desiderio. Lo facciamo a nostra misura, a nostra logica. Non è più un richiamo all\’Eterno, all\’Infinito, ma un brontolio della nostra pancia, da sfamare.
L\’amore come il desiderio, non ci rispetta. Ci educa.
Prende i nostri progettini, le nostre idee, le nostre scelte e le sconvolge, le disorienta.
Come un uragano, entra nell\’armadio che dicevamo prima, e fa saltare in aria le ante, le maniglie e i ripiani. Con tutto quello che c\’è dentro.
Quanto ci sentiamo piccoli quando succede questo…
Poi, come sempre, ricostruiamo l\’armadio e ci rimettiamo dentro le nostre cosine. Per cercare di \”riordinare\”, così torniamo a sentirci padroni del nostro desiderio.
Questo perché siamo anestetizzati. Prendiamo ogni giorno dosi massicce di Indifferenza, la nuova sostanza stupefacente del nostro tempo. La assumiamo andando a lavoro, andando a scuola, facendo il nostro \”dovere\”, amando senza sprechi, sempre restando composti, sempre in ordine. Sempre rispettabili.
E fai ordine. E stati attento quando la maestra spiega. E lavora rispettando le consegne. E tieni in ordine la stanza. E fai le cose per tempo. E prenditi le tue responsabilità. E rispetta le persone. E vestiti bene. E lavati.
…e ci starebbe bene in riposta un bel \”E\’ importante davvero?\”
Portiamo sempre più spesso l\’attenzione a cose che non sono utili né urgenti. Il tempo che abbiamo per vivere, va avanti senza una logica, senza un centro sul quale costruirci, senza un centro che dia un senso al tempo che passa. Tutte quelle cosine che facciamo ogni giorno, una routine che ci dice \”magari adesso non capisci, ma capirai più avanti\” è solo un bisogno di narcotizzare il desiderio, la nostra eterna inquietudine. C\’è un\’ enorme differenza tra soddisfare il desiderio e compierlo. Una cosa è stare davanti a un bisogno e soddisfarlo a tratti. Altra cosa è stargli di fronte e lasciarci mangiare da lui. Stare in piedi con la nostra inquietudine tutta intorno a noi. Far saltare in aria ogni nostra logica, dare attenzione solo alla nostra fame di infinito, esplorarla invece che sbocconcellare qua e là qualcosa che attenui questo appetito.