A Palazzo Roberti il 28 febbraio scorso Mario Calabresi, attuale direttore del La Stampa, ha presentato il suo libro più recente \”Cosa tiene accese le stelle – Storie di italiani che non hanno mai smesso di credere nel futuro\” con un interessante incontro sul futuro, sulla speranza e sui giovani.
Mario Calabresi cronista parlamentare alll\’Ansa, corrispondente per Repubblica da New York, giornalista e direttore dal 2009 di La Stampa, dal 2007 ha cominciato a pubblicare alcuni libri con Mondadori.
L\’ultima pubblicazione dell\’autore, differentemente dalle precedenti, nasce però da un\’urgenza, da una necessità:
dalle lettere dei lettori Mario Calabresi ha cominciato a cogliere in questi anni di crisi economica, una crescente crisi umana-sociale sulla speranza del futuro.
Dallo scorso anno ho cominciato a ricevere la \”stessa\” lettera.
All\’emergere della crisi le lettere provenivano per lo più da persone sopra i 50 anni, con l\’atteggiamento tipico di chi, nostalgico, rimpiange il passato.
«La stanchezza del presente porta all\’idealizzazione del passato.»
La preoccupazione dell\’autore è aumentata quando le stesse lettere distopiche hanno cominciato ad arrivare anche dai giovani, con il leitmotiv \”Ci hanno rubato il futuro\”.
Se un paese trasmette alle generazioni dei giovani che non c\’è futuro, è finita.
A partire dalle paure giovanili è nata l\’esigenza di scrivere il libro \”Cosa attiene accese le stelle\”. Un libro per dare speranza, per capire che dobbiamo settarci nel mondo nuovo, e per comprendere come in realtà non siamo mai stati così nel benessere.
Durante l\’incontro l\’autore ha evidenziato i problemi alla base non tanto della crisi, ma dell\’incapacità collettiva di affrontare nel giusto modo questa situazione di difficile recessione economica.
LA DIFFICOLTA\’ DI \”DIGERIRE\” L\’INFORMAZIONE
Cosa realmente è cambiato rispetto alle precedenti crisi economiche?
Quello di oggi, sostiene l\’autore, è il tempo della cronaca, è il presente dei notiziari 24/7.
Una volta c\’era una giornata intera per digerire le informazioni della stampa mattutina o dei tg della sera. Adesso siamo informati, siamo bombardati continuamente dai media.
«Non c\’è più il tempo per digerire.»
Non c\’è più quello spazio di memoria con la possibilità di una prospettiva diversa, che dava il modo e il tempo per riflettere.
LA \”FAME\” SATURATA
Se tu pensi con incertezza al futuro di tuo figlio, allora le difficoltà del presente diventano insopportabili. E allora cosa bisogna fare? Bisogna restituire la fame di futuro, la voglia di fare, spingendo i nostri figli a fare.
Il giornalista parla del problema particolare dell\’Italia, l\’essere rinunciatari.
«Dove è finita la \”fame\” del futuro?»
E\’ evidente nel caso storico del nascente settore informatico:
Negli anni \’80 Olivetti, azienda italiana, è riuscita a produrre il primo personal computer, il pc per le masse. Di fronte però la preoccupazione che il confronto con la Silicon Valley californiana avrebbe portato l\’Olivetti a competere con aziende ben più potenti, si è investito in maniera ridotta, non alimentando il vantaggio imprenditoriale.
Nello stesso momento, nell\’India arretrata delle mucche venivano stanziati milioni e milioni di dollari, per finanziare una cittadella universitaria a Bangalore nel settore dell\’informatica.
Oggi i più grandi ingegneri informatici del mondo sono indiani. E l\’Olivetti non ha mantenuto quel vantaggio economico.
Sapete cosa lo ha deciso? Lo ha deciso il nostro essere rinunciatari.
LA NECESSITA\’ DI SENSO DELLE FATICHE
Come inviato di Repubblica Mario Calabresi negli anni \’90 si trovava a Detroit per la Fiera dell\’Automobile. Il tassista che lo viene ad accogliere è un pakistano con pochi denti in bocca, con le ciabatte di plastica a -15°C e con il taxi tutto sgangherato e scassato.
Dopo aver preso confidenza, il tassista si rivolge a Mario Calabresi:
«Lei che è italiano, le posso dire una cosa? Sa, oggi hanno preso mia figlia all\’università!»
Tutte le fatiche, tutta la vitaccia, tutti i sacrifici fatti in quel taxi macilento, in quel momento apparivano sensati.
Il futuro esiste e c\’è possibilità di futuro, c\’è speranza, se si crede nella felicità.
Oggi ci sentiamo in crisi per tutto il benessere che abbiamo conquistato, anche se in realtà guardando i dati, è evidente come non siamo mai stati così bene.
L\’autore riprende poi la testimonianza di una studente, Amal, scelta come miglior studente delle scuole medie liguri. Amal è figlia di immigrati marocchini, vive in un monolocale con la sua famiglia e i suoi fratelli, ha tutti 10 tranne che un 9 in educazione fisica, e sogna di poter andare al liceo classico. Studia per guadagnarsi la borsa di studio, altrimenti non può accedere alle scuole superiori, per poter andare poi a studiare medicina.
Il giornalista Mario Calabresi, in un\’intervista alla ragazza, calcolando tutte le difficoltà del sistema per diventare effettivamente un medico chirurgo, con lo stesso cinismo che spesso abbiamo nel valutare il nostro futuro, smorza involontariamente i sogni della giovane studente marocchina. Amal allora gli risponde: «Lo sa qual\’è il problema di voi italiani? Vi siete messi a sognare con il freno a mano tirato.»
I due terzi del mondo oggi corrono come dannati per arrivare al livello da cui noi partiamo.
IL NOSTRO CASO – CDG: SPERANZA DI FUTURO E LEGAME COL PASSATO
Ci sorge spontanea spostare la riflessione sulla nostra realtà di Comune dei Giovani.
Dal 1962, a Bassano, in questa piccola realtà, i giovani si autoeducano e vivono l\’eredità che di anno in anno cambia i suoi cittadini e dirigenti, con costantemente presente l\’urgenza di lasciare il Cdg operante e a misura di giovane. Si è costantemente proiettati sugli interessi dei giovani, non solo di oggi, ma di domani.
Il tutto, senza una cesura violenta nei confronti del passato. Lo si fa come in una compagnia di amici, confrontandosi continuamente con quanto già fatto e quanto da fare.
Ogni giorno si cerca di mettere nello zaino il passato di altri giovani, per tenere traccia degli errori e del sudore della conquista. Serve per il domani che verrà.
Questo a noi giovani del Cdg, permette da 50 anni ad oggi di sognare (e costruire concretamente se stessi) non con il freno a mano tirato, ma con l\’acceleratore a tavoletta.
Caro Mario, grazie per la tua testimonianza, volevamo dirti che se vuoi anche a Bassano del Grappa è custodito, tra i giovani del Cdg, un segreto per tenere accese le stelle.