Avete tra le mani una nuova Voce dei Giovani. Un’edizione che rispetto al passato esprime un cambiamento significativo sotto tanti punti di vista. Lo vedete da voi. I motivi sono più d’uno e provo a ripercorrerli insieme a voi in queste righe.
In primo luogo, abbiamo preso al balzo la palla del cinquantesimo anniversario del Comune dei Giovani e del centenario dalla nascita del nostro fondatore, don Didimo Mantiero. Il cinquantesimo, in modo particolare, è una ricorrenza che fa parte della nostra tradizione. Tante volte infatti, nelle riunioni, negli incontri e nelle occasioni formali e non, ci siamo sentiti ripetere l’affermazione che il prof. Francesco Carnelutti fece a don Didimo quando questi gli confessò l’intenzione di dare vita a una realtà del genere. “Il Comune dei Giovani – disse Carnelutti – è nato 50 anni prima del tempo”. Ogni volta che questo aneddoto ci veniva raccontato, nasceva in noi un vago senso di aspettativa, come se dovesse succedere chissà che cosa. Quegli anni sono passati e ciò che dev’essere del CdG lo sa solo la Provvidenza. Per il momento spegniamo queste 50 candeline con gioia e con la consapevolezza che, senza quella Provvidenza, un’associazione fatta di giovani che collaborano con gli adulti non sarebbe durata a lungo, probabilmente. In questo contesto, noi della Voce dei Giovani abbiamo deciso di festeggiare apportando un cambiamento innanzitutto nel formato. Un cambiamento che in realtà è un ritorno alle origini, al formato scelto dai fondatori di questo giornale per diffondere le loro idee e per parlare delle loro attività.
E se c’è una cosa che al CdG non manca, quelle sono le attività. Ne parleremo il più diffusamente possibile, e un assaggio lo avete già in questo numero che esce in contemporanea al Meeting, dove siamo presenti con una mostra che ha richiesto un immenso sforzo non solo organizzativo, ma anche di riflessione sul carisma di don Didimo, di ricerca delle fonti e dei documenti, di selezione dei contenuti, di sintesi, di progettazione e allestimento.
Soprattutto faremo in modo che non manchino anche le nostre opinioni. I valori che ci sono stati trasmessi dalle nostre famiglie e dai nostri maestri ci consentono di vedere la realtà e di dare un giudizio a ciò che ci accade intorno in un modo che si differenzia dal solito e che non si appiattisce sui luoghi comuni da campagna da social network. Speriamo di riuscire nell’intento di dimostrare che – nonostante si parli più male che bene dei “giovani di oggi” e faccia più notizia ciò che fanno di cattivo rispetto a quanto fanno di buono – ci sono ragazzi che hanno qualcosa da dire e riescono a farlo con argomentazioni ragionevoli, valide, fondate. Se qualche volta non saremo all’altezza, ce ne scusiamo in anticipo. Ci riconoscerete l’onore delle armi di averci almeno provato e di esserci messi in gioco.
Nei prossimi numeri la Voce si arricchirà anche di nuove rubriche. Parleremo un linguaggio agile, senza tanti fronzoli. Insomma, c’è diversa carne sul fuoco. Ci siamo fatti attendere più del previsto, è vero. Ma secondo noi ne è valsa la pena.