Abbiamo voluto sviluppare un articolo per comprendere la difficile situazione che don Antonio Gonzato si è trovato a vivere a partire dal 1979.
Sulla base di quanto emerso da don Antonio Gonzato, parrocco a Santa Croce dal 1979 al 1989, e sulla base del difficile passaggio che inizia in questi anni per svilupparsi soprattutto nei prossimi Aperitivi Storici, abbiamo cercato di rallentare il flusso dei ricordi da queste iniziative, per fare un focus particolare, ed una comprensione, col riguardo dei molti che questa fase storica l\’hanno solo sentita dalle voci facili, a volte quasi \”da osteria\”.
MALUMORI IN PARROCCHIA
Il Comune dei Giovani nacque con don Didimo Mantiero nel 1962 come realtà parrocchiale. Dopo i primi anni di associazione, con l\’assestamento della realtà educativa del Cdg nel tessuto locale, e con la confutazione all\’idea (che inizialmente circolava) di un movimento istantaneo, un \”fuoco di paglia\”, cominciarono ad emergere sempre più distintamente dei dissapori riguardo il brulicante movimento mantieriano.
Dal 4° Aperitivo Storico cominciano dalle annate con delle difficoltà che si amplificheranno fino a giungere nel 1993 alla revisione dello Statuto del Comune dei Giovani, e alla progressiva esclusione anche fisica dagli spazi parrocchiali, per la definizione e la contestualizzazione dell\’associazione in un panorama ben più ampio.
Ci scusiamo anticipatamente con il lettore per l\’inadeguatezza e l\’impreparazione di noi giovani nei confronti di queste tematiche.
Probabilmente sarebbero necessari altri cinquant\’anni per riuscire a raccontare a freddo la parte di storia riguardo il contenzioso tra la parrocchia Santa Croce di Bassano del Grappa e il Comune dei Giovani. Si tratta di recente storia locale, che per molti parrocchiani ed ex-cittadini del Cdg è un ricordo vivo. Non si parla di fatti astratti, si parla di relazioni concrete tra persone, che nonostante sia passato del tempo, e nonostante il Cdg abbia trovato una dimensione differente da quella precedentemente parrocchiale, trattasi di ferite, per molti, ancora dolorose.
La nostra difficoltà è quella di riuscire ad essere obiettivi nei confronti di questi passaggi storici che sono stati momenti di reale sofferenza per molti, e di riuscire ad avere il dovuto tatto nei confronti di chiunque questa storia l\’ha vissuta sulla propria pelle.
Ad oggi il Comune dei Giovani è una realtà con un\’identità definita, soprattutto per l\’evoluzione storica che c\’è stata, non senza aver patito, dall\’una e dall\’altra parte. Oggi appare come una vicenda per taluni aspetti drammatica, ma possiamo parlarne con la serenità di chi vede le fatiche delle salite dalla cima del monte. Oggi il Comune dei Giovani è una delle tante realtà laicali che vive nella Chiesa e che opera in una dimensione differente da quella parrocchiale. E proprio per questo non c\’è un aut-aut tra Cdg e parrocchia: si tratta di due dimensioni diverse.
Durante gli Aperitivi Storici sono emerse grossomodo tre motivazioni alla base di questo crescente malumore circolante, che poi si è manifestato in critiche su singoli aspetti momentanei, e dall\’una e dall\’altra parte. Tuttavia, se le critiche e gli aspetti sono stati di volta in volta molto soggettivi, riguardo queste tre cause, conveniamo nel ritenerle oggettive.
IL MUTATO TESSUTO PARROCCHIALE
Il Comune dei Giovani è sorto nel 1962 e la parrocchia contava 3000 persone. Nel 1979 la parrocchia era più che raddoppiata: era arrivata a quota 7000, con il confluire di nuclei provenienti da parrocchie molto diverse.
Erano arrivate circa 4000/5000 persone che si sono trovate stupite di fronte a questa realtà (il Comune dei Giovani ndr). Provenivano da storie molto diverse, con riferimenti di parrocchie meno precisate nell\’identità.
Lo ha sottolineato durante il quarto Aperitivo Storico don Antonio Gonzato, parrocco successivo a don Didimo Mantiero.
Il Cdg nella comunità di Santa Croce divenne per così dire \’assolutizzante\’: molti giovani per partecipare alle diverse attività della parrocchia si iscrivevano all\’associazione, magari mantenendo una costante posizione di opposizione nei confronti di tutto il movimento.
Il vero problema fu che esistevano in parrocchia giovani e famiglie che non si riconoscevano nella formula del Comune dei Giovani. Io vedevo il rischio di far gestire una realtà pastorale complessiva ad un solo gruppo, portatore di un\’identità molto positiva e definita, ma che rischiava di divenire esclusiva.
[Intervista a don Antonio Gonzato, tratto dalla tesi \”Il \”Comune dei Giovani\” di Bassano del Grappa: un metodo originale di educazione alla fede\” di don Paolo Baldo, Roma 1999, Pontificia Università Lateranense]
L\’aspettativa della comunità \”obbligava\” don Gonzato ad una presa di posizione sia di fronte alle necessità della comunità di trovare espressione non solo attraverso il Cdg, sia per quanto riguarda la continuazione del Cdg. In riguardo a questa seconda questione il parrocco don Gonzato si è sempre dimostrato, sia al tempo, che oggi negli Aperitivi Storici, convinto dell\’efficacia del movimento, senza mai aver messo in dubbio la bontà del progetto del Cdg.
LA PAURA DEL CDG DI PERDERE LA PROPRIA IDENTITA\’
Don Didimo Mantiero seguendo di persona il Cdg come assistente assicurava con la propria figura di mantenere l\’associazione legata ad un progetto educativo, e lasciava ai giovani la libertà di vivere e modificare le diverse attività. Don Didimo è intervenuto nella realizzazione e nel mantenimento del progetto del Cdg, ma questa cosa non è mai stata percepita come vincolante: in tutti gli Aperitivi Storici precedenti molti hanno sottolineato come don Didimo lasciava la libertà di sbagliare, anche se sapeva correggere i giovani (anche in maniera forte).
Il Comune dei Giovani è una libera associazione, ha uno statuto, mezzi e fini propri. Non è nemmeno una associazione parrocchiale. Però suppone la parrocchia. Vive in essa ma non disturba nessuno e contribuisce al bene di tutti, lasciando in pace chi crede di ignorarlo.
[don Didimo Mantiero, La Parrocchia, manoscritto del 1974]
Con queste parole si comprende come don Didimo precorse i tempi, per certi aspetti con una mentalità anche più giovane di quella dei cittadini del Cdg: lui stesso scrive \”il Cdg non è un\’associazione parrocchiale\”.
Nel 1979 l\’assistente successivo, don Antonio Gonzato, si ritrovò a dover superare proprio questa problematica: da un lato il Cdg che è nato nella parrocchia di Santa Croce, ma che – come scrive 5 anni prima lo stesso fondatore – non è parrocchiale; e dall\’altro lato la parrocchia di Santa Croce, cresciuta e mutata in maniera vertiginosa. Don Gonzato ha ampiamente sottolineato, domenica 18 marzo nel 4°Aperitivo Storico, come in molti cittadini del Cdg sottolineavano la paura di dover modificare la forma dell\’associazione:
Ricordo precisamente un Consiglio Direttivo dell\’82 quando uscì questa affermazione \”Se rischiamo di perdere alcune forme, rischiamo di perdere la nostra identità!\”
La paura di fronte alle diverse spinte ed esigenze di cambiamento, era di perdere l\’identità.
Da un lato la paura era quella di muoversi in direzione opposta all\’intuizione di don Didimo di un\’associazione laicale extraparrocchiale, paura probabilmente emersa in maniera più accentuata con il successivo parrocco, don Dino Manfrin, con tentativi di mutarne non le forme, ma proprio l\’identità.
Dall\’altro lato – è anche comprensibile – vi era attaccamento quasi \”eccessivo\” dei cittadini del Cdg alla propria identità in ogni suo aspetto.
La storia c
ome sempre insegna: solamente dopo anni, nel 1993, con la revisione dello Statuto, il Comune dei Giovani ha messo la parola fine alla problematica della parrocchialità del movimento. Ha mantenuto la propria identità e le identiche finalità, modificando la forma, contemperando le differenti esigenze. Giungendoci tuttavia attraverso sofferenze che ad oggi fanno sentire il loro strascico, come la questione che il Cdg non ha una sede.
CONTRASTI DI PERSONE E DI IDEE
Il Comune dei Giovani è una scuola di vita democratica, che cerca di mantenersi salda e vincolata sul principio dell\’unità. Le scelte elettorali dei cittadini e la fiducia da parte del sindaco e del segretario nella candidatura in lista, sono due momenti molto difficili, che esigono grande senso di maturità e responsabilità. La scelta democratica porta, purtroppo, a degli esclusi.
In questo il Comune dei Giovani educa. Agli eletti e ai non eletti, non ci sono medaglie, premi o assegnazioni. L\’unica differenza è nell\’assegnazione delle responsabilità. E che si venga eletti o meno, il Cdg insegna a vivere con spirito di servizio e umiltà: prima di tutto insegna la consapevolezza dei propri limiti, attraverso una continua relazione con gli altri. E\’ da questo che si può fare educazione per così dire integrale. Si tratta di una proposta forte, che mette il giovane in gioco senza finzioni.
Tuttavia, qualora non ci sia la capacità di accettare con umiltà un risultato anche negativo, il rischio (che c\’era ieri come c\’è tutt\’ora), è quello di mantenere, latente, un malumore. Vivere in amicizia il Cdg permette di ricavare dall\’amico un insegnamento non solo per superare la rabbia, ma anche per capire come migliorarsi.
Questa terza causa di malumori nei confronti del Cdg esiste tuttora, e don Didimo l\’aveva definita come il rischio più grande per l\’associazione: l\’orgoglio.
Non siamo riusciti ad essere brevi in questo articolo per la delicatezza degli argomenti trattati. E non siamo riusciti a trattare probabilmente le problematiche in maniera completa. Non abbiamo voluto descrivere la sintomaticità di questi dissapori latenti. Abbiamo semplicemente cercato di fare una premessa valida per far comprendere la storia a molti che questo difficile contenzioso non lo hanno vissuto e che spesso lo sentono solo nei discorsi ricchi di luoghi comuni. Anche queste sofferenze sono state educative. E forse certi difficili passaggi sono stati necessari per portare il Cdg ad essere, quello che è oggi.