Il prossimo sabato, 26 maggio, è prevista una mattinata a Dueville in ricordo della morte del capitano Guido Revoloni, uno dei Dieci.
Il vero dinamismo e la forza dei membri della Dieci scaturisce dalla preghiera. La preghiera è un elemento dominante nella loro vita spirituale e determina anche la loro azione.
Guido Revoloni, laureato, è morto nel dopoguerra nel difficile esercizio del proprio dovere.
Programma della manifestazione
Ore 9.30 Ammassamento presso il piazzale di via Cittadella a Dueville
Ore 9.45 Sfilata
Ore 10.00 Messa presso il “Cippo”
Ore 10.40 Deposizione corona
Ore 10.45 Discorsi delle autorità presenti
Ore 11.00 Rinfresco per tutti i convenuti
Per chi desidera partecipare il ritrovo è alle ore 8.45 presso il piazzale degli Impianti Sportivi di via Cà Dolfin, sede dell\’ASD Calcio Santa Croce.
Particolarmente significativo è questo ultimo dialogo con don Didimo.
Venerdì sera, aprile 1945. «Son qua, Padre, per un colloquio molto importante. Ora la guerra è finita e io passerò le mie giornate a insegnare latino e greco. E una bella missione ma io la voglio tradurre in chiave di cristianesimo. I miei scolari più che di latino li desidero ripieni di timor santo di Dio». E poi, sembrandogli di aver tirato fuori un discorso già troppo lungo, disse: «Mi insegni perciò a diventare un santo». Don Didimo si spavento per la richiesta, ma provò ugualmente a proporre un percorso. «II tuo proposito è bellissimo. Bisognerebbe cominciare dalla meditazione. Ogni mattina un quarto d\’ora almeno lo dedicherai alla meditazione». Rispose: «Da quando sono diventato studente di liceo ho sempre meditato ogni mattina, prima di sentire la santa messa e di fare la santa comunione». «Allora ti suggerisco la recita quotidiana del Rosario. La Madonna aiuta molto chi lo recita. Lo aiuta naturalmente non per favorire chi egoisticamente volesse pregare, ma chi prega con intento di cercare il regno di Dio come tu stai facendo ». Rispose: «Ogni volta che mi sposto da luogo a luogo recito ripetutamente la corona». «Ma allora cosa vuoi che ti insegni, caro Guido». La battuta venne quasi secca. « Ecco — riprese con calma il buon Guido — io aspiro a superare le difficoltà nel sopportare la sofferenza. Ne capisco e l\’utilità e l\’efficacia, ma l\’amaro del dolore, che non rifiuto mai, mi pesa troppo. Ho l\’impressione di essere poco generoso». Lo riprese il sacerdote: «Ora tu stai esagerando, sai che l\’olio di ricino fa bene e pretendi che il palato, pur sentendone l\’amaro, continui a gustarlo come se fosse dolce. Del resto anche Gesù aveva una certa paura del dolore. \”Passi da me questo calice\”. Comunque tanto per assuefarti al pensiero del dolore, dato che ne riconosci l\’efficacia, procurati un piccolo crocifisso di legno e, quando puoi, fai con esso la Via Crucis, magari una volta al giorno». Portò la mano sinistra in un taschino, ne estrasse un crocifissetto e disse: « Da quattro anni, ogni giorno, accompagno Gesù sulla via del Calvario». Don Didimo restò perplesso. Sapeva quanto Guido fosse buono, ma proprio così tanto non lo aveva mai pensato. Gli disse salutandolo: «Guido, hai paura della morte? ». «No», rispose. «Meglio cosi. Credo — disse — che morirai presto, perché tu sei maturo per il cielo. Nel caso, di là, ricordati di me e della Dieci ». Quaranta ore dopo Guido morì nell’eroico compito di disinnescare una mina in un campo a Dueville (VI).